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Elettromagnetismo, un killer invisibile

L’elettromagnetismo (EM), impalpabile, inodoro, privo di tracce e non percepibile dai sensi umani, è un killer silenzioso e invisibile, forse la variante più temibile di inquinamento impercettibile. Le radiazioni,in senso lato, rientrano in un ampio ventaglio di sorgenti: dai radar militari (che sembrano causare la malattia dei radaristi), ai forni a microonde domestici. Coinvolgono tutti i dispositivi di telecomunicazione ad alta frequenza (Radiobroadcasting, RBD), di uso ormai quotidiano. I campi elettromagnetici si suddividono in campi di alta frequenza e bassa frequenza. I primi vengono generati, ad esempio, dai sistemi di telecomunicazione RDB, antenne radio - televisive, dispositivi wireless e telefonia cellulare. I secondi vengono, invece, prodotti dalle infrastrutture di trasporto dell’energia elettrica (ad es. gli elettrodotti) e dai cavi elettrici attraversati da correnti alternate di alta intensità.

Nel 2001, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha inserito i campi magnetici in bassa frequenza nella categoria 2B dell’apposita scala dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), considerandoli, in caso di esposizione prolungata a fonti di radiazione con valori di campo magnetico superiori a 0,4 microTesla, fattore di rischio doppio per la leucemia infantile. Nello stesso anno la IARC ha inserito anche i campi elettromagnetici in alta frequenza nella categoria 2B, valutandoli ad alta potenzialità cancerogena anche per adulti, nonostante l’assenza di una specifica misurazione di intensità. Gli effetti nocivi delle frequenze sono stati infatti finora evidenziati solo in test di laboratorio, generando controversie sulla definitiva collocazione nosografica delle fonti inquinanti.

L’OMS, pertanto, è stata costretta a riconoscere che "ad oggi, nessun effetto dannoso per la salute è stato accertato definitivamente a causa dell’uso di telefoni mobili”. Non si può, pertanto, che appellarsi al principio di precauzione che ha indotto numerosi Stati a raccomandare al cittadino di minimizzare l’esposizione ai campi elettromagnetici, come appunto, nel nostro paese, stabiliscono le L. 36/2001 e 66/2001 che distinguono limiti di esposizione, valori di attenzione e obiettivi di qualità. Il successivo D.P.R. 8 luglio 2003, a testimonianza delle lacune scientifiche esistenti in materia, ha in seguito auspicato, all’art. 4, lett. b), l’attuazione di “un programma pluriennale di ricerca epidemiologica e di cancerogenesi sperimentale, al fine di approfondire i rischi connessi all’esposizione a campi elettromagnetici a bassa e alta frequenza”.

In ambito regionale, l’Emilia Romagna ha approvato la legge n.221/2000 che impone una distanza minima tra i centri abitati e i ponti radio pari a 300 metri e, altresì, il divieto che i campi elettromagnetici non superino i 6 volt/metro.

Sin dal 2011, la IARC ha indicato nei campi elettromagnetici a radiofrequenza della telefonia mobile possibili cause di neoformazioni (glioma e neurinoma dell’acustico) a carico degli utilizzatori abituali o professionali dei telefoni cellulari.

Le problematiche sulla salute si distinguono in patologie sistemiche (organiche e funzionali) e patologie d’organo. Per quanto queste non siano del tutto codificate, i disturbi sono quasi sempre legati all’organo o apparato più sensibile o più reiteratamente vicino alla fonte elettromagnetiche. Le alte frequenze del telefono cellulare generano temperature lesive per l’orecchio medio ed esterno, fino all’evocazione di forme neoplastiche (tumori del condotto auditivo, tumori dell’orecchio medio, oto-neurinomi a carico del nervo acustico). L’apposizione del cellulare medesimo in tasca, a sinistra nel torace, può evocare turbe del ritmo cardiaco.

Altre patologie non d’organo, ma sistemiche, riguardano gli effetti sul sistema immunitario leso solo per stimolazioni croniche e reiterate. Tra quelle funzionali, va citata la possibilità d’insorgenza dell’iperreattività del nervo vago che innerva organi sensibili alla stimolazione elettromagnetica, come il cuore (con l’effetto della tachicardia), il polmone (con il rallentamento della frequenza respiratoria) e l’apparato digerente (con la sensazione di nausea e vomito).

Nelle grandi aree urbane, il livello delle radiazioni in radiofrequenza (microonde) è oggi circa 10 volte più elevato rispetto a 20 anni addietro, data la sempre più ampia diffusione delle telecomunicazioni senza fili (wireless). Ogni dispositivo che ci circonda può essere considerato fonte di onde elettromagnetiche in funzione della temperatura che raggiunge in esercizio. La raccomandazione più ovvia che ne consegue è di moderare l’uso dei telefoni cellulari e, laddove possibile,  limitare l’esposizione prolungata ai campi magnetici.

L’argomento è oggetto, come noto, di controversie in assenza di documentazione scientifica ineccepibile. Il problema tuttavia assume valenza clinica in specie nelle aree indoor ove è maggiore la concentrazione del campo elettromagnetico (domicilio, uffici, ospedali, aree di lavoro). In virtù dunque del principio di precauzione, l’attenzione del ricercatore deve concentrarsi soprattutto nelle aree indoor di minori volumi tra cui l’abitacolo della vettura.

Ferrara A. et al. Fisiologia Clinica alla guida, Capitolo 23 pag.239, Piccin, Padova, 2015